Negli Usa tornano le manifestazioni a
favore dell'immigrazione.
Elvira Arellano promette di esserci
Di Alessandro
Ursic fonte: Peacereporter
Espulsa dagli Stati Uniti dopo aver vissuto per un anno da
rifugiata in una chiesa di Chicago, Elvira Arellano non ha intenzione di
abbandonare la sua lotta. La 32enne messicana, diventata un'icona per i latinos
che si battono per il diritto all'immigrazione negli Usa, ha chiesto al
presidente Felipe Calderon di nominarla “ambasciatrice di pace” negli Stati Uniti,
consentendole così di riabbracciare il figlio Saul. La settimana scorsa,
inoltre, una commissione del Senato messicano ha esortato Calderon a inoltrare
una formale protesta diplomatica a Washington per la deportazione della donna.
Che intanto sostiene di non essere intimidita e promette di continuare a
combattere per le milioni di persone nella sua stessa condizione. A cominciare
da una grande manifestazione programmata per il 12 settembre in almeno grandi
città Usa: la Arellano
ha promesso di essere presente a Washington.
L'espulsione. Il figlio Saul, 8 anni e cittadino americano in quanto nato negli Usa,
è rimasto a Chicago con la madrina. La “Rosa Parks dei latinos”, come si era
ribattezzata la stessa Arellano citando l'icona del movimento per i diritti
civili degli afro-americani, è stata invece espulsa domenica 19 agosto mentre
era a Los Angeles. Dopo un anno trascorso nella chiesa metodista di Humboldt
Park a Chicago, dove le autorità statunitensi non avevano osato entrare, la Arellano aveva appena
iniziato un tour nazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica sui diritti
degli immigrati. “Mi vedevano come una minaccia agli Stati Uniti, per le azioni
che avevo intrapreso in favore della legalizzazione dei clandestini. Sapevo che
sarebbero arrivati a questo. Avevano bisogno di mandare un messaggio a tutti
gli immigrati senza documenti in regola”, ha dichiarato la Arellano.
Attivista. “Chiedo un visto
diplomatico in modo da poter essere ambasciatrice di pace e di giustizia,
perché non sono una terrorista e gli Stati Uniti non possono continuare a
trattare gli immigrati senza documenti come terroristi”, ha detto la Arellano rivolgendosi a
Calderon. Il presidente messicano, da parte sua, ha chiesto al ministro degli
esteri di “valutare la situazione” e intavolare un negoziato in tal senso con
la controparte statunitense. Intanto la donna, arrestata dalle autorità Usa nel
2002 e condannata per aver lavorato con un falso numero della previdenza
sociale, si è già messa al lavoro per organizzare una manifestazione
pro-immigrazione a Tijuana il 12 settembre, quando anche nelle grandi città
statunitensi sono in programma marce per la legalizzazione dei clandestini.
“Continuerò a lottare da qui”, ha detto la Arellano da Tijuana. “Voglio che i cittadini e il
governo degli Usa vedano cosa stanno facendo alle famiglie divise, milioni, che
non rivendicano i loro diritti e vengono sfruttate”.
La protesta del
Messico. Negli
ultimi nove mesi, le autorità per l'immigrazione statunitensi hanno espulso dal
Paese quasi 150mila clandestini, una cifra in linea con i circa 200mila espulsi
nell'intero 2006. Ma è stata la deportazione della Arellano che ha fatto
scattare la reazione del Messico. “Non possiamo rimanere in silenzio di fronte
a questa ingiustizia, dobbiamo richiedere alle nostra autorità una presa di
posizione”, ha detto uno dei senatori messicani della commissione che ha
chiesto al presidente Calderon di protestare con Washington. La commissione ha
anche offerto una borsa di studio al piccolo Saulito, se si riunirà con la
madre in Messico. La Arellano
dice che il figlio è parte integrante della sua lotta, ma che gli lascerà la
libertà di decidere se raggiungerla o rimanere nel Paese dove è cittadino per
diritto di nascita.
Riaperto il dibattito
sull'immigrazione.
A prescindere da come finirà la sua avventura, l'espulsione di Elvira Arellano
ha riaperto il dibattito sull'immigrazione negli Stati Uniti. Negli ultimi mesi
la questione era stata momentaneamente accantonata, dopo che il Congresso di
Washington ha fatto naufragare la riforma del sistema proposta dall'amministrazione
Bush, che da un lato apriva un percorso verso la cittadinanza a circa 12
milioni di clandestini, dall'altro aumentava la sicurezza della frontiera con
il Messico e fissava nuove regole più rigide. E se da un lato la Arellano è la paladina
degli ispanici, dall'altro la sua insistenza irrita molti statunitensi,
infastiditi dalla sua violazione delle leggi Usa e dall'uso politico del
bambino. Il 12 settembre si vedrà chi avrà più voce.