La Camera rifinanzia la guerra in Afghanistan. E’ lecito il disgusto?

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La Camera rifinanzia la guerra in Afghanistan
Sinistra Arcobaleno già divisa: Verdi e
Sd si astengono

“Nel disinteresse
generale, fra le notizie da campagna elettorale che si rincorrono sui media, la Camera ha affrontato il
voto ‘impacchettato’ sulle missioni militari italiane all’estero e il loro rifinanziamento.
Alla fine, con 340 voti a favore e 50 contrari, il decreto è passato. Con un
ordine del giorno che impegna il goervno (quale?) a considerare la proposta
dalemiana di unire la missione Isaf ed Enduring Freedom.”
di Enrico Piovesana, fonte: Peacereporter

Il rifinanziamento 2008 della missione militare italiana
in Afghanistan è stato approvato oggi pomeriggio dalla Camera dei Deputati e
ora passerà al vaglio del Senato. Hanno votato ‘sì’ alla conversione in legge
del decreto governativo 340 deputati di Partito Democratico, Radicali,
Socialisti, Italia dei Valori, Udeur, Udc, Forza Italia, Alleanza Nazionale,
Lega Nord e Destra.

Sinistra divisa sul ‘no’. Solo 50 i voti contrari: quelli
dei parlamentari di Rifondazione e Comunisti Italiani. I deputati di Sinistra
Democratica e Verdi sono invece usciti dall’aula al momento della votazione,
creando una prima divisione all’interno della neonata Sinistra Arcobaleno che
invece, nelle commissioni Difesa ed Esteri della Camera, aveva votato
compattamente ‘no’. Angelo Bonelli, Verdi, invitando a non drammatizzare le
modalità diverse di voto, spiega che “comunque il giudizio di tutti noi della
Sinistra Arcobaleno è contro la missione in Afghanistan”. Arturo Scotto,
Sinistra Democratica, durante le dichiarazioni di voto aveva detto: “Noi della
Sinistra Democratica non possiamo votare questo decreto sulle missioni
all’estero. Ciascun deputato e ciascuna deputata valuterà come esprimersi al
momento del voto”. Il leader del Pdci, Oliviero Diliberto, si limita a
parlare per il proprio partito: “Abbiamo votato risolutamente e coerentemente
contro dopo aver votato per due anni a favore per lealtà verso Prodi”.

italiani in guerra in AfghanistanMaquillage elettorale. Per distinguersi dalle destre, il Partito
Democratico ha presentato un ordine del giorno che impegna il governo (Prodi?)
a cercare “un mandato internazionale che unifichi le due missioni attualmente
in Afghanistan (Isaf a guida Nato ed Enduring freedom a guida Usa) e abbia come
obiettivo primario la protezione dei civili, con un maggior controllo
internazionale sulla pianificazione delle azioni militari”. L’odg approvato
dall’esecutivo uscente prevede anche il rilancio dell’impegno dell’Italia per
arrivare a “una conferenza di pace regionale” e il sostegno a “una strategia
politica in Afghanistan volta al coinvolgimento in un processo di
riconciliazione nazionale di tutti coloro che si mostrano disponibili ad
accettare la democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani”. Soddisfatto il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema,
ideatore della proposta di unificare Isaf ed Enduring Freedom (che è
esattamente quello che vuole il Pentagono): “Sono lieto che la Camera abbia approvato il
decreto che finanzia i nostri militari impegnati in missione di pace nel
mondo”. I nostri incursori e le nostre truppe impegnate a
‘pacificare’ i talebani ringraziano sentitamente.

E’ lecito il disgusto?
Editoriale di
Maso Notarianni. Direttore di
Peacereporter

italiani in guerra in Afghanistan
Non è normale utilizzare un articolo per esprimere il
proprio disgusto. Utilizzare un quotidiano per raccontare la propria amarezza e
la propria delusione. Ma in questo caso abbiamo deciso – anche noi – che si può
fare. Che cosa è successo per provocare cotanto sdegno? E’
successo che oggi in parlamento, "la Camera ha approvato il disegno di legge di
conversione del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni
urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei
processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione
delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (C3395)".
Che tradotto per i non legulei, significa che ha
rifinanziato le nostre missioni militari. Compresa quella, di guerra, in
Afghanistan. Qualcuno ha votato contro, ma adesso sono buoni tutti, visto che
non sono più in discussione le poltrone e le poltroncine e gli stipendi. La
stragrande maggioranza dei deputati ha votato a favore. Qualcuno ha visto bene
di uscire dall’aula, piuttosto che votare contro.
Ma il punto non è tanto questo, siamo abituati oramai alle
tristi vicende della politica italiana. Il punto è che la notizia, perché
indiscutibilmente di notizia si tratta, questa volta non ha avuto eco in alcun
quotidiano online. Vedremo domani la carta, ma se tanto ci dà tanto, ci
permettiamo di anticipare desolazione.
Il che tradotto in parole povere significa che
l’Afghanistan esiste solo in quanto funzionale alle vicende e alle beghe
interne di casa nostra. Se non ce ne sono, via lisci, il fatto che si rifinanzi
una missione clamorosamente di guerra non merita lo spazio che una buffonata
come la lettera di Bondi "non si accetteranno candidati con processi in
corso" o il no di Aida Yespica (chi era costei?) alla politica hanno
avuto. Il fatto che il nostro Paese continui ad essere complice (solo
complice?) di chi sta massacrando civili, di chi sta finendo di distruggere un
altro Paese non importa a nessuno. Eppure così, siamo certi, non è. Perché se
così fosse, noi non esisteremmo. E PeaceReporter non avrebbe tutte le migliaia
di lettori che ha.

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