di Pierluigi
Sullo [carta.org]
Non sappiamo quanti «imbecilli» [come dice quel
nazi-leghista del sindaco di Vicenza] saranno sabato alla manifestazione contro
la base. Sappiamo che i cittadini di Vicenza sono stati trattati come stupidi
da Prodi quando disse, da Bucarest, «è solo una questione urbanistica» [frase
che passerà alla storia, come «il mio regno per un cavallo»] e come sudditi da
Napolitano, il presidente, che con piglio staliniano-democratico [non è un
ossimoro, «democratico» è l’aggettivo di «partito»] ha detto, da Washington,
che la questione è decisa, e non si discute. Sappiamo anche che la città veneta
assomiglia a quel che in un terremoto si chiama «il cratere», o epicentro: ci
sono molte scelte tardo-liberiste del governo attuale che fanno vibrare i nervi
del paese, dal disprezzo per i lavoratori [metallurgici o precari] a quello per
gay e lesbiche, eccetera, ma il Dal Molin le condensa tutte o quasi: la pace e
la guerra, l’uso del territorio e la democrazia [come dice Gianfranco Bettin
nella copertina di Carta settimanale che sarà diffuso sabato alla
manifestazione, oltre che nelle edicole]. Milioni di persone – quelle che esposero le bandiere della
pace alle finestre e quelle che tentano di non farsi seppellire dal cemento e
dall’asfalto dello «sviluppo», quelle che non tollerano più la vacuità
criminosa della politica e quelle che si chiedono se esista ancora una sinistra
fuori del palazzo di Montecitorio – guardano ai No Dal Molin con speranza, sono
ansiose di dare una mano, stanno con il fiato sospeso perché sanno che attorno
all’aeroporto si tratta di fermare non le truppe di Amato, o non solo, ma
quelle di Bush. Imbecilli, stupidi e sudditi, ci vediamo a Vicenza.
No Dal Molin
all’attacco: «Niente ministri al corteo»
I no base di Vicenza tagliano i ponti con il governo dopo
le parole di D’Alema e Napolitano: «Contesteremo chiunque vorrà sfilare».
Zanotelli: «Obiezione fiscale contro la Finanziaria di guerra» di Stefano
Milani
«Il popolo della sinistra sarà accolto a braccia aperte,
ma ministri e sottosegretari se ne stiano pure a casa, sarebbero contestati
perché vogliono imporci la base Usa».
al corteo non saranno graditi «tutti coloro che sono responsabili degli atti
del governo». Gli «atti» incriminati non sono difficili da individuare. Su
tutti l’ampliamento della base di Vicenza, ma non solo. Brucia anche una
Finanziaria, blindata dal governo, che sta per essere approvata nell’assordante
silenzio di chi, nel Palazzo, si è sempre professato contro la guerra.
con quella parte della sinistra che «per strada sfoggia la spilletta della pace
ma che in parlamento rimane in silenzio mentre vengono approvate leggi che
minano la pace».
L’accusa non risparmia nessuno, compresi i ministri Ferrero, Mussi, Bianchi e
Pecoraro Scanio che appena sei giorni fa avevano inviato al premier Prodi una
lettera per spronarlo a ripensare ad ampliare la base americana. «Qualche
traccia d’inchiostro contro il Dal Molin sui giornali, ma nessuna istanza
concreta in Parlamento», dicono spazientiti i comitati.
Avvisaglie di scintille tra la base vicentina e la
sinistra di governo erano scoppiate già la scorsa domenica in occasione degli
stati generali dell’Arcobaleno, dove un gruppo di no base ha fatto irruzione
inscenando una protesta pacifica. Il clima si è poi arroventato nelle ultime
ore, e il culmine è arrivato dopo la visita del ministro degli esteri D’Alema e
del presidente della Repubblica Napolitano a Washington. Entrambi portatori
all’amministrazione statunitense del beneplacito italiano sull’ampliamento
della base Usa. D’Alema ha rassicurato il segretario di stato Condoleezza Rice:
«Sulla base di Vicenza la questione è risolta». Napolitano c’ha messo il timbro
dichiarando che sull’ampliamento Dal Molin, da parte del governo italiano, non
c’è «nessun ripensamento».
A Vicenza, com’era prevedibile, non l’hanno presa bene.
«Dimostreremo che la popolazione locale non si è affatto arresa alle
imposizioni calate dall’alto – spiega il presidio permanente in un comunicato –
D’Alema sa bene che la comunità locale impedirà in modo pacifico ma determinato
l’inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa. A lui l’onere di
spiegare cosa intende quando parla di "questione risolta": ha forse
ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?». Olol Jackson, uno
dei portavoce del presidio, va invece giù duro su Napolitano: «Quando la gente
scende in piazza per chiedere giustizia e democrazia, lui tifa sempre per i
carri armati: è successo nel ’56 sull’Ungheria, succede oggi». Parole
«incomprensibili» quelle del presidente della repubblica anche per Michele De
Palma, responsabile del movimenti del Prc. «Avremmo apprezzato altre parole, –
dice – capaci di restituire ai cittadini e alle cittadine di Vicenza il diritto
di scegliere, attraverso un referendum, l’eventuale costruzione della base».
E nelle stesse ore della mobilitazione vicentina, a Roma è
di scena la discussione della Finanziaria che per il 2008 metterà a
disposizione della Difesa 23,5 miliardi di euro, con un aumento dell’11 per
cento sul 2007, quando il bilancio militare era stato già stato incrementato
del 12 per cento rispetto al governo di centrodestra. Soldi che serviranno per
investire su armi e mezzi bellici, come gli F-35, le fregate Fremm, i satelliti
spia, armamenti sempre più sofisticati e sempre più distruttivi. Le spese
militari continuano a crescere e la sinistra dovrebbe porsi almeno «un problema
di coscienza», incalza padre Alex Zanotelli che ieri, durante una conferenza
stampa alla Camera, ha lanciato un nuovo appello contro le scelte fatte dal
governo Prodi in materia di finanziamenti bellici. Ma ora il padre comboniano
pensa anche a qualcosa di «più estremo», per cui è necessario «coinvolgere la
gente. Stiamo pensando anche all’obiezione fiscale». Il suo invito è raccolto
da Salvatore Cannavò, portavoce di Sinistra critica uscito da Rifondazione
domenica scorsa, che conferma il suo voto contrario alla Finanziaria. Ma è una
sola voce fuori dal coro.
E così se la politica sonnecchia, è la società civile a
muoversi. Un disegno di legge di iniziativa popolare è già pronto in Cassazione
«per liberare l’Italia da accordi segreti, basi e servitù militari». La legge
si propone di sottoporre alla verifica periodica del Parlamento tutte le
alleanze e di proibire la partecipazione dell’Italia a qualunque tipo di
collaborazione militare con i Paesi che utilizzano armi di distruzione di massa. Il Manifesto -14.12.07