Avevo già postato un articolo sul
Centro di Cassibile. Si trattava del reportage di Roman Herzog, un giornalista tedesco, che lo aveva visitato a metà novembre. Esce
oggi, invece, questa Intervista di straordinaria rilevanza
che Alessandra
Sciurba della redazione di Meltingpot (che non finisco mai di
ringraziare per l’ importanza e la qualità del suo lavoro di informazione) ha
realizzato con Barbara
Crivelli, della Rete antirazzista siciliana. E’ l’ennesimo racconto di una realtà che dovrebbe lasciare indignati
coloro che hanno creduto che con la caduta del governo Berlusconi e l’ avvento di un governo di centro-sinistra le cose
sarebbero cambiate. Mera illusione! ”Modalità di formale accoglienza che poi invece nascondono
luoghi di detenzione e di deportazione, anche di minorenni”, recinzioni che
aumentano sempre più e nessuna possibilità di avere contatti con l’ esterno,
tanto meno di uscire. Definire CPA (Centro
di Prima Accoglienza) quello che a tutti
gli effetti è rimasto un CPT solo perché
alcune organizzazioni umanitarie possono accedervi è, come la stessa Barbara
Crivelli commenta, inquietante…
Lo sbandierato “superamento” dei CPT sta
tutto qui…” lager” erano e tali sono rimasti… nulla è cambiato… nemmeno la mia
rabbia. Matteo Ghione
Quando l’umanitarismo nasconde la vergogna
Documento a cura a
cura di Alessandra Sciurba, redazione Melting Pot
parlare con Barbara Crivelli, della Rete antirazzista siciliana, nodo catanese,
di quello che risulta ad oggi il centro di detenzione per migranti dallo
statuto più incerto, più difficile da comprendere: il centro di Cassibile in
provincia di Siracusa.
D. cominciamo innanzitutto con il chiederti qual’è in questo momento lo
statuto di questo centro di detenzione e qual’è la sua storia? È un centro di
detenzione amministrativa? È un centro di accoglienza?
R. Preciso subito che non ho mai visitato questo centro perché, sebbene
lo avessimo richiesto diverse volte, non ci hanno mai consentito di entrare. Lo
stesso divieto ha colpito anche associazioni molto presenti sul territorio come
Medici senza frontiere, che ha chiesto anch’essa ripetutamente di entrare. Essendomi
però occupata molto della situazione dei migranti stagionali a Cassibile ho
raccolto diverse testimonianze e ho parlato anche con la direttrice e con il
presidente dell’Associazione che gestisce il centro. Se mi chiedi quale sia la
storia di questo posto posso dire che è gestito da un’Associazione che si
chiama Alma Mater che già dal novembre del 2001 aveva stabilito una convenzione
con l’Acnur e il Ministero dell’interno e l’Anci per attivare un centro di
accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati politici. Nel 2005 questo centro si è trasformato in un
centro di prima accoglienza sulla base di un’altra convenzione col ministero
dell’interno. Il centro ha formalmente 150 posti. La nascita di questo Cpa è stata documentata
da Medici senza frontiere che all’epoca si occupava dell’ ‘accampamento’ che
ogni anno c’è a Cassibile nel periodo della raccolta delle patate. Una struttura agricola è stata recintata e si è
così trasformata dall’oggi al domani in un centro di detenzione.
Proprio nel 2005 noi ce ne siamo occupati per via di una
tragedia: un ragazzo salito sul tetto è caduto e si è bucato i polmoni,
perforati dalle sue stesse costole. In quel periodo il direttore del centro ha
rilasciato un’intervista nella quale ha affermato che il gesto del ragazzo gli
sembrava inspiegabile visto che, a suo parere, dal centro si poteva entrare e
uscire quando si voleva. In realtà le
fughe da questo Cpa sono sempre parecchie. Quando abbiamo parlato di questo con
la direttrice del centro lei ci ha spiegato che il problema non sono le
condizioni in cui vivono i migranti dentro la struttura, ma la paura di venire
rimpatriati.
Ed effettivamente ci
risulta che dal centro di Cassibile ci sia un alto numero di rimpatri
soprattutto verso l’Egitto. Sarebbe quindi quest’ansia a
spingere i migranti a cercare di fuggire come possono.
Nello stesso periodo ne sono fuggiti parecchi e questo ha comportato una
‘fortificazione’ del Cpa che , a quanto ci risulta, è molto sorvegliato
attraverso dispiegamenti di polizia veramente imponenti. Questo centro dovrebbe essere invece un centro
di identificazione (Cid) e Medici senza frontiere ha sollevato questa questione
ma tutto quello che siamo riusciti a capire è che il Cpa di Cassibile è una struttura ibrida, che
dovrebbe servire ad affrontare le emergenze, sul cui statuto il Ministero
stesso ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie. Potrebbe essere un Cpa, trasformarsi in un
centro di identificazione, o più semplicemente in un Cpt, qualcuno lo chiama
ancora così e del resto i migranti vi sono racchiusi senza possibilità alcuna
di avere contatti con l’esterno.
D. Ci troviamo quindi davanti al solito luogo che formalmente è un
centro di accoglienza e che poi nasconde il fatto che questa accoglienza
avviene dietro le sbarre e il filo spinato e sotto la stretta sorveglianza
della polizia…
R. Si, è proprio così. Per ammissione dello stesso ministero funziona
tanto da centro di identificazione quanto da centro di accoglienza. La
spiegazione che ha dato lo stesso De Mistura quando ha
visitato il centro è che trattandosi appunto di un centro che deve affrontare
l’emergenza degli sbarchi ci possono essere deroghe sia sul suo statuto che
sulla capienza. Noi stessi abbiamo
documentato che in alcuni periodi, specie a seguito degli sbarchi, i 150 posti
si raddoppiano. Abbiamo documentato presenze anche fino a 400 migranti, come
del resto ha ammesso anche la stessa direttrice del centro sottolineando però
come le condizioni rimangono sempre vivibili e ci sia sempre la massima
disponibilità…
D. Qual è la storia dei migranti che arrivano a Cassibile? Sono tutti
sbarcati nel siracusano? Di solito chiedono asilo politico? E cosa succede dopo
la permanenza a Cassibile?
R. I migranti che arrivano a Cassibile provengono per lo più dagli
sbarchi che avvengono nella Sicilia orientale, e sai che nell’ultimo periodo ce
ne sono stati parecchi. In questo momento, ad esempio, dovrebbero trovarsi
ancora a Cassibile i migranti arrivati a Rosolini e prima ospitati dentro una
struttura di Rosolini, che ci risulta sono dentro da più di 40 giorni, quindi
detenuti oltre i tempi previsti.
D. Quali diresti che sono in questo momento le funzioni reali di questo
luogo di detenzione e come si inserisce nella realtà del contesto di Cassibile,
nel contesto siciliano del siracusano? Ci sono dei legami ad esempio tra
l’economia di sfruttamento dei migranti e la loro detenzione in questo centro?
R. Cassibile ogni anno ospita centinaia di lavoratori stagionali e
molti di questi sono dei richiedenti asilo che non potrebbero formalmente
lavorare ma che trovano lavoro in queste campagne. Il centro si riempie
soprattutto alla fine della raccolta, e questo fa riflettere sul ruolo che ha
questo Cpa. Il lavoro nero dei
migranti a Cassibile viene tollerato fino a quando è necessario. Quando non lo è più ci sono delle retate e il
centro si riempie.
Credo che questo centro meriti pertanto una particolare attenzione innanzitutto
per la sua natura che abbiamo detto essere ‘ibrida’ e poi proprio perché la questione della detenzione dei migranti e quella
del loro sfruttamento e del lavoro in nero si intrecciano molto profondamente
in questa realtà. E del
resto esiste anche una realtà
associativa che specula sia sul lavoro in nero che sull’esistenza del centro di
identificazione. Faccio presente che l’associazione Alma Mater
che gestisce il centro e che è diretta da un prete è una struttura molto
presente sul territorio e che si occupa anche di ragazze madri, di minori
stranieri in una struttura che si chiama ‘L’approdo’, e gestisce anche il
centro di prima accoglienza. La nostra impressione è che vi sia una grossa
speculazione intorno a tutta questa faccenda. Alma Mater percepisce moltissimi
soldi e sostanzialmente quello che dà attraverso tutte queste strutture
presenti sul territorio è molto poco.
E ciò nonostante il fatto che la realtà del centro di Cassibile
è stata presentata come una realtà positiva per i migranti e la stessa Commissione De
Mistura quando è venuta a visitarlo, sebbene in quel momento ci fossero solo 7
ragazzi, ha elogiato la struttura come un centro che gestisce bene le emergenze
e in cui ci sarebbe tantissima ‘umanità’. A me, dai racconti dei ragazzi
che ci sono stati detenuti dentro, risultano invece situazioni di
sovraffollamento, situazioni poco vivibili rispetto all’igiene personale e a
tutti i servizi che il centro offre. Tra l’altro, contrariamente a quanto
dovrebbe accadere, nel centro sono
detenuti anche dei minori. Il periodo medio di detenzione è di 25 giorni
ma alcuni vengono detenuti fino a 40 giorni. Questo è tutto quello che abbiamo documentato,
ma ne esiste anche la conferma nel dossier
pubblicato da Medici senza frontiere. Quello che siamo riusciti a fare è poco…
documentare quello che succede, dalla durata delle permanenze a quello che ho
detto prima: ciò che bisogna
rimarcare è la natura di questo centro chiedendosi perché un centro di
accoglienza debba prevedere la detenzione assoluta dei migranti
e sottolineando la contraddizione rispetto a ciò che gli stessi responsabili
hanno dichiarato dicendo che dal centro si potrebbe in realtà entrare e uscire
a piacimento essendo un centro di prima accoglienza.
D. Alla luce delle dichiarazioni di chi lo gestisce non si capisce
allora perché all’interno di questo centro si verifichino atti di
autolesionismo come quello che ci hai raccontato, ma anche rivolte, scioperi
della fame e proteste di vario tipo da parte dei migranti.
R. c’è stato uno sciopero della fame che al momento si è concluso e che
ha riguardato sostanzialmente i migranti giunti con l’ultimo sbarco, che hanno
passato un periodo di ospitalità a Rosolini. Io li ho incontrati quando erano
ospiti di questa struttura e mi sono accorta che era gestita dagli stessi
responsabili del centro di Cassibile. Si trattava di un passaggio provvisorio
perché nel Cpa c’era stata la scabbia e per questioni igieniche era consigliato
di non portarvi subito i migranti. Sono andata al Cpa di Cassibile fino a 15
giorni fa e i ragazzi dell’ultimo sbarco erano ancora detenuti lì e tra l’altro
in questo sbarco c’era un altissimo numero di minori, anche bambini molo
piccoli, che a quanto mi risulta sono ancora lì dentro, trattenuti molto oltre
i tempi previsti.
D. Esiste una sezione a parte per i minori o per lo più sono anche, per
di più, in una situazione promiscua con gli adulti?
R. C’è una situazione promiscua e fra l’altro i minori , al Cpa di
Cassibile, vengono identificati. A
tutti i migranti vengono rilevate le impronte digitali per identificarli,
nonostante questo non sarebbe formalmente possibile perché dovrebbe trattarsi
di un centro di accoglienza.
D. Dicevi che a partire dal Cpa di Cassibile si effettuano anche dei
rimpatri…
R. Si, si effettuano dei rimpatri. Secondo la direttrice tutti gli atti
di autolesionismo e le fughe si spiegherebbero in questo modo, con la paura dei
migranti di essere rimpatriati visto che ciò avviene di norma. Esiste un ponte
diretto con l’Egitto per cui molti di quelli che arrivano vengono rimpatriati
lì.
D. Ti ringraziamo moltissimo di avere fatto luce su queste modalità di formale accoglienza che poi invece
nascondono luoghi di detenzione e di deportazione anche di minorenni…
R. Luoghi di detenzione e di deportazione, esattamente. Ma un luogo di accoglienza dovrebbe prevedere
contatti con l’esterno e la possibilità di entrare e uscire dal centro, e
questo non avviene. Le recinzioni, anzi,
aumentano sempre di più e quindi, se
è un Cpt, chiamiamolo col suo nome. Non diciamo che i Cpt sono stati superati
semplicemente perché alcune organizzazioni umanitarie vi possono fare ingresso.
A me risulta, anche se non l’ho mai
documentato direttamente, che dentro il Cpa di Cassibile lavorano sia il Cir
che la Croce Rossa
e sembra che anche l’Arci vi abbia un progetto
D. Certamente la presenza di
tante associazioni umanitarie all’interno di un centro di detenzione…
R. è inquietante. In qualche modo dà legittimità a queste strutture.
Nel corso di questi anni, rispetto alla trasformazione di Cassibile da Cpt a
Cpa, noi non abbiamo notato nulla di diverso, se non il fatto che alcune
associazioni umanitarie vi collaborano. Per il resto è tutto come prima, non è
cambiato niente.