Un calcio alla discriminazione
Il Mondiale di calcio
degli omosessuali sbarca in America Latina sfidando il machismo di Stella
Spinelli – fonte PeaceReporter
Per non discriminare, per ricordare a tutti che non
esistono differenze. Anche per questi motivi si svolgono a Buenos Aires dal 23
al 29 settembre i campionati del mondo di calcio per omosessuali.E' la prima
volta che una manifestazione di questo tipo fa tappa in sudamerica, regione del
mondo dove l'omofobia e il machismo sono da sempre considerati normalità.
Di Mondiali non ce n’è solo uno. Da un po’ di tempo,
quello che la Fifa,
massima autorità internazionale del calcio, organizza ogni quattro anni, non
vanta più l’esclusiva. Ne hanno realizzato un altro, ormai alla sua quinta
edizione: si svolgerà dal 23 al 29 settembre 2007 e si terrà a Buenos Aires. È
quello degli omosessuali, ideato dall’Associazione internazionale di Calcio Gay
e Lesbiche (Iglfa) .
La scelta. “Crediamo che il calcio sia un
modo perfetto per mantenere e promuovere in giro per il mondo il rispetto per
gli omosessuali”, è scritto a chiare lettere sul sito web dell’Associazione. Da
qui un Mondiale. Si tratta di una rete internazionale di squadre, maschili e
femminili, che si affrontano sia in gironi tradizionali che di calcio a 7. Dopo
le scorse edizioni svoltesi ad Amsterdam, Londra, Sidney e Boston, è toccato a
una città dell’America Latina. Fra le tre prese in considerazione, Buenos Aires
ha prevalso su Lima e Rio de Janeiro.
Salto nel vuoto. Per il Sud America è un evento,
una grande scossa al moralismo prevalente. È la prima volta, nel continente
machista, che un appuntamento sportivo internazionale viene dedicato agli
omosessuali ed è una scelta che presuppone molto coraggio e disponibilità al
rischio. Quello latinoamericano è un continente dove la maggior parte dei paesi
sta ancora discutendo se aprirsi al divorzio e all’aborto. La Chiesa di Roma domina sulla
società e la sua morale incombe. Ma aver scelto Buenos Aires è una sorta di
salto nel vuoto con la rete di protezione. La capitale argentina è la prima
città latinoamericana che ha permesso ai gay e alle lesbiche di unirsi
civilmente. È una legge del 2003 che lo stabilisce. È un’oasi felice, una
mistura di gente diversa, dalle mille estrazioni, dalle mille mentalità. Un
modo meno rischioso, quindi, per inserirsi nel complesso scenario
latinoamericano.
La speranza. “Questo campionato è molto
importante per noi – ha commentato il presidente dell’Iglfa, Tomas Gomez,
peruviano – Con questa iniziativa vogliamo diffondere anche in questo
continente i nostri principi di comprensione e di rispetto degli uomini e delle
donne gay. Desideriamo che questo torneo abbia un impatto positivo per il
futuro della comunità omosessuale latinoamericana e siamo sicure che con
l’impronta latina sarà ancor più divertente”.
Il coraggio. Un sorriso soddisfatto tradisce la
felicità del presidente della Comunità Omosessuale Argentina (Cha), Cesar
Cigliutti, per la scelta della Federazione: “E’ un’occasione importante per la
nostra comunità. È un modo per rendersi visibili in un ambito dominato
dall’omofobia e dal maschilismo come quello del calcio argentino”. Cigliutti è
un precursore per l’intero continente. Non solo presidente della più vecchia e
combattiva associazione gay argentina, ma anche il primo in America Latina ad
essersi sposato con un altro uomo. “Penso che la nostra comunità abbia buone
speranze anche qui, nonostante l’influenza della Chiesa Cattolica. È vero che
più dell’80 percento della popolazione le appartiene, ma è altrettanto vero che
la gente crede nella separazione dello Stato dalla Chiesa. La Chiesa dice di non usare i
preservativi, ma i ragazzi li usano lo stesso. La Chiesa dice di non
divorziare, ma dove è permesso divorziano ugualmente. No al sesso prima del
matrimonio, e tutti lo fanno senza problemi. Guardo al futuro con fiducia,
dunque”.